Negli ultimi anni, la ricerca scientifica ha iniziato a rivolgere un’attenzione sempre maggiore al complesso rapporto tra sistema immunitario e cervello. Infatti, per molto tempo, il sistema nervoso centrale (SNC) è stato considerato un organo immuno-privilegiato, cioè protetto e inaccessibile alle cellule immunitarie. Ma oggi sappiamo che il cervello comunica attivamente con l’immunità periferica e questa interazione si è rivelata fondamentale non solo per il mantenimento della salute cerebrale, ma anche per la comprensione di molte patologie neurologiche.
Protagonisti di questo costante dialogo tra sistema immunitario e cervello sono i linfociti T CD8+, cellule specializzate della risposta immunitaria adattativa che, secondo un recente studio pubblicato su Frontiers e finanziato dal National Biodiversity Future Center, potrebbero avere un impatto cruciale sia nei processi di invecchiamento cerebrale sia nello sviluppo di malattie neurodegenerative.
Cosa sono le cellule T CD8+ e perché sono importanti
I linfociti T CD8+ sono anche detti citotossici e sono delle cellule specializzate nel riconoscere e distruggere altre cellule infette o alterate. Queste possono essere tali a causa di virus o tumori. Le cellule T CD8+, inoltre, possono rilasciare citochine pro-infiammatorie, come il fattore di necrosi tumorale-α (TNF-α) e l’interferone-γ (IFN-γ) e un insieme di altre citochine che modulano le risposte immunitarie e infiammatorie.
Il loro processo di maturazione e attivazione è finemente controllato. In una risposta immunitaria acuta e risolta con successo, i linfociti T naïve si differenziano velocemente in cellule effettrici, deputate a eliminare l’agente estraneo. Una parte di queste maturerà, poi, in cellule di memoria, pronte a reagire rapidamente a una nuova esposizione allo stesso patogeno. Quello che i ricercatori hanno messo in risalto è che, in presenza di un’infiammazione cronica, comprese le malattie autoimmuni, il cancro e l’invecchiamento, questo meccanismo si altera. Lo studio fa notare che i linfociti CD8+ non riescono più a spegnere la risposta immunitaria, e vanno incontro a due possibili condizioni: l’esaurimento o la senescenza, assumendo un potenziale neurotossico.
Nel primo caso, a le cellule, per via della loro costante attivazione, entrano in un processo di inibizione, perdendo la forza e la coordinazione necessarie per contrastare efficacemente possibili minacce. Nel secondo,a, quello della senescenza, le cellule T CD8+ smettono di replicarsi e mostrano segni di “vecchiaia” cellulare. A differenza dei linfociti definiti “esausti” (TEX), quelle senescenti non sono silenziate, anzi: possono diventare iperattive e infiammatorie, secernendo molecole come TNF-α e IL-18, contribuendo a uno stato di infiammazione cronica e dannosa, un fenomeno noto come fenotipo secretorio associato alla senescenza (SASP). Secondo lo studio, questi cambiamenti fenotipici e funzionali dei linfociti T CD8+ non solo accompagnano, ma possono contribuire attivamente a numerose patologie neurodegenerative.