Un mare di plastica
Nel Mediterraneo, mare semi-chiuso e tra i più ricchi di biodiversità al mondo, si accumula una quantità di plastica tra le più alte del pianeta. In questo scenario, le coste italiane, con quasi 8.000 km e 32 aree marine protette, ospitano circa 14.000 specie marine, di cui il 10% endemiche. Ma questa ricchezza è oggi gravemente minacciata da un nemico subdolo: la plastica, in particolare quella derivante da attrezzi da pesca abbandonati, noti come ghost nets o ALDFG.
La scienza parte dai social
Dal 2009 al 2023, i ricercatori hanno analizzato oltre 120 segnalazioni raccolte da Google, Facebook e Instagram. Dopo un attento lavoro di verifica visiva (foto, video e conferme da esperti), sono stati validati 127 casi certi di interazione tra animali marini e rifiuti: 61% per intrappolamento e 39% per ingestione. Il dato più rilevante è che oltre tre quarti degli animali coinvolti (78%) erano tartarughe marine.

Sicilia e Sardegna sotto pressione
I dati mostrano una forte concentrazione geografica: la Sicilia raccoglie da sola il 40% dei casi, con punte nell’arcipelago delle Eolie (27 casi). Seguono Sardegna (15%) e l’area tirrenica centrale (GSA 10), con il 34,6% dei casi totali.
I danni: tra sofferenza e morte
I dati rivelano che nel 24% dei casi l’animale è morto a causa dell’interazione con la plastica. Il 74% è sopravvissuto. Gli animali vengono trovati per il 72% in mare e per il 28% spiaggiati.
Tartarughe e cetacei: le più colpite
Tra le specie monitorate, la Caretta caretta è risultata la più vulnerabile, con 94 casi documentati, sia per ingestione sia per entanglement. Tra i cetacei, il capodoglio è il più coinvolto.

Gli “invisibili”: squali, crostacei e molluschi
Lo studio ha portato alla luce per la prima volta in Italia casi di intrappolamento in specie poco considerate come il pesce Serranus scriba, il crostaceo Homarus gammarus e il polpo Octopus vulgaris.