Quanto ci costano le specie aliene invasive in città?

Jun 2025 – Antonio Massariolo

Esiste un database mondiale delle specie invasive aliene. Sappiamo che le invasioni biologiche sono responsabili di impatti enormi a livello globale, tra cui ingenti perdite economiche e spese di gestione. Il National Biodiversity Future Center concentra molte risorse su questo tema per indagare a fondo impatti, costi e gestione. Per mitigare in modo efficace l’impatto di queste specie infatti “è necessario migliorare la consapevolezza pubblica e le politiche relative ai suoi impatti sostanziali sui nostri socio-ecosistemi”. A dirlo è anche un articolo apparso su Nature che vuol presentare InvaCost, cioè la raccolta e descrizione più aggiornata, completa, armonizzata e solida delle stime dei costi economici associati alle invasioni biologiche a livello mondiale. I ricercatori hanno sviluppato una metodologia sistematica e standardizzata per raccogliere informazioni da articoli sottoposti a revisione paritaria e dalla letteratura grigia, garantendo al contempo la validità dei dati e la ripetibilità del metodo per ulteriori input trasparenti. InvaCost fornisce una base essenziale per la ricerca a livello mondiale, gli sforzi di gestione e, in definitiva, per l’elaborazione di politiche basate sui dati e sull’evidenza.

Il costo delle specie aliene nelle aree urbane

Con il supporto di NBFC è stato realizzato uno studio che ha voluto quantificare i costi economici delle specie non autoctone presenti nelle aree urbane proprio partendo dal database InvaCost. Parliamo delle specie aliene invasive, cioè organismi introdotti dall’uomo in ambienti dove non esistevano naturalmente, e che nei contesti urbani si stanno rivelando una minaccia economica, ambientale e sanitaria sempre più seria. 

Lo studio, pubblicato sulla rivista Science of the Total Environment, realizzato da un gruppo di ricercatori internazionali, ha analizzato i costi economici generati da queste specie nei centri urbani e il quadro che ne emerge è sorprendente. Sono stati oltre 326 i miliardi di dollari spesi in poco più di mezzo secolo, dal 1965 al 2021, per rimediare ai danni, o cercare di gestirli. Lo studio ha analizzato 61 specie invasive diverse, in 24 Paesi. I risultati dicono che  i danni si sono concentrati quasi esclusivamente in ambienti terrestri (99,9%) e sono principalmente dovuti agli insetti (99,3%).

Le più dannose sono risultate essere le termiti sotterranee della Formosa (Coptotermes formosanus), che sono responsabili da sole di oltre 252 miliardi di dollari di costi. Seguono insetti come il coleottero smeraldo del frassino, la formica rossa del fuoco, la mosca mediterranea della frutta e il piccione selvatico.

Utilizzando il database InvaCost, i ricercatori hanno isolato 1.409 registrazioni relative esclusivamente a zone urbane. I costi, come abbiamo visto, sono risultati essere di 326,5 miliardi di dollari, con una media annua di quasi 6 miliardi. A questo dobbiamo considerare che, analizzando lo studio, si nota che 73 Paesi non hanno riportato alcun dato economico. Significa che c’è o una chiara sottovalutazione o una mancanza di dati.

Dove si spende di più?

Come vediamo dalla mappa, sono gli Stati Uniti ad avere una spesa di gran lunga superiore a tutti gli altri Paese analizzati. 261 miliardi di dollari di costi, seguiti da Cina e Australia. A livello globale invece, i costi sono concentrati in due categorie: benessere pubblico e sociale (78%) e autorità e stakeholder pubblici (21%), cioè tutti quei costi utilizzati per la gestione, il monitoraggio e la prevenzione.

Questi sono dati senza dubbio interessanti ma che, per ammissione degli stessi autori, hanno diverse lacune. Ci sono alcune categorie infatti, come alcune piante invasive o funghi, che nello studio di fatto sono quasi assenti, pur essendo notoriamente problematiche. Lo stesso vale per i pesci in contesti urbani acquatici. Il motivo è ricercabile nel fatto che probabilmente manca la documentazione economica, oppure che i danni vengano attribuiti ad altre cause senza considerare la radice ecologica.

Insomma, lo studio fornisce la prima stima globale dell’impatto economico delle invasioni biologiche nelle aree urbane, dove il 15% dei costi globali era attribuibile a questi habitat antropici che coprono meno del 3% della superficie terrestre globale totale. Si è concentrato però in molti Paesi in cui erano presenti specie invasive note con costi segnalati in altre aree urbane, ma non erano documentati costi monetari. Seppur parziali, questi dati rappresentano un punto di partenza per stimare il costo delle specie aliene invasive e capire soprattutto l’importanza della prevenzione. “Riconoscere che le specie invasive rappresentano già un onere finanziario nelle aree urbane può migliorare la consapevolezza pubblica e politica – dicono gli autori -, nonché l’impegno sociale e politico nella loro gestione. Considerate le crescenti pressioni sugli ambienti urbani, è fondamentale riconoscere l’importanza della consapevolezza e delle politiche in materia di invasioni, soprattutto alla luce della continua espansione della popolazione umana nelle aree urbane e del loro ruolo cruciale come motore delle invasioni biologiche”.

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