Dal Sudest asiatico ai sotterranei di Catania: trovato il verme piatto dalla testa a martello

May 2025 – Antonio Massariolo

Ritrovare delle specie per nulla aderenti con il luogo non è più cosa insolita. Specie invasive e aliene spesso salgono agli onori delle cronache e il più delle volte con toni allarmistici. Studiarle, capire il motivo per cui si sono introdotte e cercare di dare una spiegazione scientifica al fenomeno è però necessario. Il National Biodiversity Future Center, tra le sue innumerevoli attività, ha anche questo come obiettivo. Ne è conferma uno studio, pubblicato nel 2024 sulla rivista Biological Invasions, che ha cercato di mappare e approfondire la presenza di una planaria tropicale nella città di Catania. Sono state numerose infatti, le segnalazioni di platelminti predatori esotici e invasivi (Geoplanidae), introdotti attraverso il commercio di piante in vaso. Segnalazioni che sono state riportate in tutta Europa. 

Che cos’è il Bipalium kewense

Ma facciamo un passo indietro e cerchiamo di capire di cosa si tratta. Il Bipalium kewense è una specie di planaria terrestre predatrice con una distribuzione oramai cosmopolita ma originaria del Sud-est asiatico. Ad oggi è stata segnalata in tutti i continenti tranne l’Antartide e la sua diffusione globale è probabilmente dovuta al commercio internazionale di piante.

Si tratta di un verme piatto appartenente alla famiglia dei Geoplanidae, dalla forma allungata. Alcuni esemplari possono raggiungere i 20 centimetri di lunghezza e la loro testa è a forma di martello, da qui anche il nome di “verme piatto dalla testa a martello”. 

Il Bipalium kewense si nutre di invertebrati, tra cui lombrichi, crostacei e altri piccoli animali del suolo.

Perché a Catania?

La ricerca ha rivelato la presenza della planaria tropicale Bipalium kewense nelle grotte laviche sotterranee di Catania. Il verme è stato osservato per la prima volta nel 2017 mentre tra il 2017 e il 2019 i ricercatori hanno raccolto manualmente diversi esemplari. Gli habitat sotterranei dell’area urbana di Catania sono prevalentemente di origine vulcanica, cioè costituiti da condotti naturali formatisi a seguito dello scorrimento della lava sotto la superficie solidificata di un flusso lavico e, oltre ai tubi di lava, vi sono gallerie artificiali note come “cave di agghiara”, cave scavate sotto il campo lavico per estrarre ghiaia mescolata a calce, utilizzata nella produzione di malta per l’edilizia. Queste gallerie artificiali si estendono sotto i sobborghi, talvolta per alcune centinaia di metri, spesso intersecando la rete di acque sotterranee che scorre sotto la città. Gli esemplari analizzati nello studio sono stati raccolti principalmente in questi habitat, utilizzando pinzette e conservandoli successivamente in etanolo al 96% per l’analisi genetica.

Gli esemplari di Bipalium kewense sono stati trovati in cinque località diverse, tutte situate all’interno degli habitat sotterranei dell’area urbana di Catania. Il primo esemplare è stato osservato e fotografato nella “Cava Lucenti”, cioè un’antica cava di ghiaia attiva nel XIX secolo. Un secondo esemplare è stato osservato e fotografato nella “Grotta Manganelli”, una grotta lavica di oltre 200 metri di lunghezza situata nel quartiere nord del Comune di Catania. Altri esemplari sono stati trovati nei “Rifugi di via Cardì”, “via Pioppo” e “via Grotta Magna”. Si tratta di rifugi antiaerei costruiti all’interno di una cava di sabbia rossa, un materiale ampiamente utilizzato come inerte nella produzione di malta per l’edilizia a Catania. È proprio l’esplorazione di questi luoghi ad essere una delle peculiarità dello studio. Gli ambienti sotterranei artificiali infatti, come cave, miniere abbandonate, rifugi antiaerei e cantine storiche, sono spesso trascurati in termini di esplorazione faunistica ed è su questi che si sono voluti concentrare i ricercatori.

Le problematiche

Secondo gli autori dello studio “la presenza di planarie tropicali non autoctone in ecosistemi sotterranei è stata raramente documentata e questa segnalazione di Bipalium kewense rappresenta la prima testimonianza della presenza della specie in habitat sotterranei in Europa, indicando l’esistenza di una popolazione ben stabilita nell’area urbana di Catania”.

“La presenza di planarie in grotte è degna di nota e preoccupante a causa dei potenziali impatti negativi sulle comunità native che abitano gli ambienti sotterranei – si legge nello studio -. Ciò è particolarmente allarmante per la sopravvivenza delle specie specializzate sotterranee, per le quali sono già state documentate numerose minacce”.

La “colpa”, se così potremmo definirla, è quella del commercio di piante in vaso. Una volta collocate a terra in un giardino o in una serra infatti, le planarie non autoctone possono trovare habitat idonei, comprese grotte o ambienti ipogei artificiali, che offrono condizioni microclimatiche favorevoli al loro insediamento e sopravvivenza. È il caso di Catania dove la presenza di una rete sotterranea estesa ha probabilmente facilitato l’invasione di questa specie nel sottosuolo. Secondo i ricercatori, poi, la presenza di planarie terrestri tropicali in Sicilia rappresenta una minaccia aggiuntiva alle già esistenti sfide di conservazione, come urbanizzazione, turismo, cambiamenti climatici e inquinamento. Numerosi studi, infatti, hanno messo in evidenza i potenziali impatti delle planarie terrestri sugli ecosistemi nativi, e la loro presenza potrebbe entrare in competizione con le specie indigene per le risorse e l’habitat, portando potenzialmente a declini o estinzioni locali, rappresentando una minaccia ampiamente inesplorata per la fauna locale e le comunità sotterranee più in generale.

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