Specie aliene, un database per mari Mediterraneo e Nero

Apr 2025 – Benedetta Pagni

I mari Mediterraneo e Nero sono sempre stati dei ricchissimi crocevia di organismi. Negli ultimi decenni anche di specie aliene e criptogeniche, cioè di origine incerta. Conoscerle e monitorarle è essenziale per comprendere l’impatto che queste specie possono avere negli ecosistemi marini in cui si insediano. Ed è proprio per questo motivo che un team internazionale, composto da 173 scienziati provenienti da 23 paesi, ha compilato un database senza precedenti raccogliendo 12.649 segnalazioni, identificando 247 specie non autoctone, tra cui 217 animali e 25 organismi vegetali.

Tra le specie più frequentemente segnalate ci sono pesci come Siganus luridus (pesce coniglio) e Pterois miles (pesce scorpione) e la macroalga invasiva Caulerpa cylindracea. Il lavoro, pubblicato sulla rivista BioInvasions Records, ha rivelato anche numerosi avvistamenti senza precedenti, tra cui il pesce Lethrinus borbonicus in Tunisia (mar Mediterraneo) e il copepode Misophria pallida, il pesce Pomatoschistus quagga e le alghe Caulerpa cylindracea e Grateloupia turuturu nel Mar Nero. Questi dati evidenziano un cambiamento nella composizione degli ecosistemi marini, accelerato principalmente, ma non solo, dai cambiamenti climatici e dalle attività umane.

I risultati principali

Il database raccoglie le segnalazioni di quasi 50 anni di lavoro, dal 1973 al 2022, con un picco di registrazioni nel 2020-2021, che raggiungono il 44% del totale.

Lo studio ha evidenziato una distribuzione spaziale e temporale delle specie aliene concentrata principalmente in Israele (5.304 segnalazioni), Grecia (2.900) e Romania (1.365). Tra il 2014 e il 2021 è stato raccolto oltre il 95% delle segnalazioni, con un picco nel 2020. La raccolta dei dati è stata effettuata attraverso osservazioni dirette, fotografie, campionamenti e risposte a questionari.

La maggior parte dei dati raccolti riguarda i cordati, seguiti da artropodi, molluschi e anellidi. Tra le segnalazioni più significative ci sono: il primo avvistamento del pesce Lethrinus borbonicus nel Mediterraneo (Tunisia), il copepode Misophria pallida nel Mar Nero e la macroalga Grateloupia turuturu nel Mar di Marmara. La presenza di queste specie evidenzia il ruolo impattante delle rotte commerciali e dei cambiamenti climatici nel facilitare le invasioni biologiche. 

Causa e conseguenze delle specie aliene

“Queste informazioni diventano ancora più preziose se si considera che il Mediterraneo si sta riscaldando a tassi eccezionalmente elevati rispetto all’oceano globale, mentre le specie autoctone si stanno estinguendo localmente e possono subire un’elevata mortalità a causa delle temperature elevate e delle ondate di calore marine. Di conseguenza, si creano condizioni ancora più adatte per l’invasione e la sostituzione della fauna autoctona da parte di specie affini alle acque calde” scrivono gli autori della ricerca.

Capire l’impatto delle specie aliene è fondamentale per proteggere la biodiversità marina e mantenere l’equilibrio degli ecosistemi. Le specie aliene, introdotte spesso involontariamente attraverso il traffico marittimo o le correnti oceaniche, possono alterare la catena alimentare e le dinamiche ecologiche locali. Alcune specie invasive competono con quelle autoctone per le risorse, altre predano direttamente le specie native o portano malattie. L’alga verde Caulerpa cylindracea, per esempio, è nota per soffocare le praterie di Posidonia, un habitat cruciale per numerose specie marine del Mediterraneo. Comprendere la distribuzione e la diffusione di queste specie è essenziale per sviluppare strategie di gestione efficaci e prevenire danni irreversibili alla biodiversità marina.

Le politiche europee mirano a proteggere gli ecosistemi marini attraverso iniziative come la direttiva Habitat e la strategia sulla biodiversità dell’UE per il 2030. Tuttavia, la gestione delle specie aliene e criptogeniche rimane una sfida complessa. La raccolta e l’analisi dei dati effettuate in questo studio rappresentano un passo importante verso una migliore comprensione e gestione di queste dinamiche. I dati potrebbero essere utilizzati per aggiornare le liste di specie invasive, sviluppare piani di contenimento mirati e rafforzare le misure di protezione nei siti di importanza ecologica. In Italia, per esempio, la presenza di specie aliene come il granchio blu (Callinectes sapidus) richiede interventi rapidi per evitare il collasso delle popolazioni di molluschi locali e del commercio relativo.

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