L’Europa non protegge ancora abbastanza la sua biodiversità

Feb 2025 – Benedetta Pagni

Negli ultimi decenni, la perdita di biodiversità ha raggiunto livelli preoccupanti, spingendo governi e organizzazioni internazionali a intensificare gli sforzi di conservazione. L’Unione Europea (UE) ha sviluppato diverse strategie nel tempo per mitigare questa perdita. In particolare, con il Biodiversity strategy for 2030 è stato fissato come obiettivo quello di proteggere almeno il 30% del territorio europeo, di cui almeno il 10% sotto stretta protezione: aree note come strettamente protette (strictly protected areas, StPA). 

Nel 2023 un team internazionale ha pubblicato sulla rivista scientifica Biodiversity and Conservation una ricerca per fare il punto della situazione sulla distribuzione delle aree che dovrebbero essere protette e salvaguardate in Europa. Quello che emerge, come scrivono gli autori, è che “in realtà, solo il 3,37% del continente è coperto da StPA (categorie IUCN Ia, Ib o II), e un’area aggiuntiva quasi doppia rispetto a quella attuale (273.909,34 km2) dovrebbe essere aggiunta a questa rete per raggiungere l’obiettivo del 10% di superficie stabilito dalla strategia BIO-2030 dell’EU27 (sono i 27 paesi dell’Unione Europea, Ndr)”.

Inoltre, la distribuzione di queste aree è fortemente sbilanciata, con una prevalenza di protezioni in regioni montuose e di alta quota, mentre le aree di pianura e a maggiore biodiversità rimangono meno tutelate. Tra i pochi paesi che hanno già raggiunto l’obiettivo del 10% vi sono Lussemburgo e alcune regioni della Svezia. Tuttavia, nella maggior parte degli Stati membri, la superficie che dovrebbe essere salvaguardata è ancora insufficiente, ponendo una sfida importante per il raggiungimento degli obiettivi europei nei tempi previsti.

Perché questa ricerca è fondamentale per il futuro della biodiversità

La International Union for Conservation of Nature (IUCN) ha creato un sistema di classificazione delle aree naturali chiamato, appunto, Criteri e linee guida per la designazione delle aree protette. Le prime 3 categorie sono quelle utilizzate anche dal team di ricerca e sono la categoria IUCN Ia, che include le riserve naturali integrali o strict nature reserve, la categoria IUCN Ib, con le aree selvatiche o wilderness area e la categoria IUCN II che comprende i parchi nazionali.

Nello studio, queste categorie vengono utilizzate per analizzare la distribuzione delle aree di protezione rigorosa in Europa e valutare quanto il continente sia vicino a raggiungere l’obiettivo del 10% di territorio sottoposto a protezione stretta entro il 2030.

Capire come e dove vengono distribuite le aree protette è cruciale per definire strategie di conservazione efficaci. La biodiversità non si distribuisce in modo uniforme e molte delle zone attualmente protette si trovano in regioni remote, meno minacciate dall’attività umana. Questo significa che alcune delle aree più vulnerabili, come le zone umide e le foreste in aree più pianeggianti e in pianura, sono ancora poco tutelate.

Cosa sono i target EU2030 e come si inserisce l’Italia?

L’Italia è uno dei paesi europei con la più alta biodiversità, grazie alla varietà di ecosistemi presenti sul suo territorio. Tuttavia, molte specie e habitat cruciali non godono ancora di un adeguato livello di protezione. Questi dati possono guidare i decisori politici, gli investitori e l’opinione pubblica verso l’importanza di politiche di conservazione più mirate e incisive.

In Italia, il sistema delle aree protette include parchi nazionali, riserve naturali e siti della rete Natura 2000, ma la superficie strettamente protetta è ancora inferiore all’obiettivo prefissato. Questo significa che nei prossimi anni sarà necessario un ulteriore sforzo per ampliare e rafforzare la protezione degli habitat più fragili.

L’Italia, assieme a Lussemburgo, Lettonia, Slovenia e Paesi Bassi ha raggiunto una superficie maggiore del 3% di StPA di tipo II (4,91), ma solo uno 0,2% di area StPA di tipo Ia e 0 di tipo Ib. Un dato purtroppo in linea con la maggior parte degli altri paesi: “Considerando solo le categorie di protezione più severe (IUCN Ia e Ib), il livello di protezione nelle regioni biogeografiche era molto basso per la maggior parte delle regioni”, scrivono gli autori.

In generale, quello che emerge è che una protezione rigorosa è fortemente sbilanciata verso le aree montuose, mentre le pianure e le regioni costiere sono meno tutelate. In particolare, le regioni biogeografiche con la minore percentuale di protezione sono l’area mediterranea, l’area atlantica e quella continentale.

La strada per raggiungere gli obiettivi EU2030, quindi, è ancora lunga. La protezione della biodiversità non è solo una questione ambientale, ma anche economica e sociale, poiché ecosistemi sani garantiscono servizi fondamentali come la regolazione del clima e la disponibilità di risorse naturali. L’Italia, con la sua straordinaria ricchezza di specie e habitat, ha un ruolo cruciale in questa sfida. L’espansione delle aree protette e una loro migliore gestione dovrebbero essere passi fondamentali per tutelare il patrimonio naturale del paese e contribuire al raggiungimento degli obiettivi europei.

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