Un gruppo di ricercatrici del CNR e dell’Università de L’Aquila si è chiesta, per un motivo più che valido, “quanti e quali copepodi vivono sulle coste del Lago Maggiore?”. Con questo spirito hanno pubblicato un articolo scientifico sul Journal of Limnology e hanno creato un dataset unico che documenta le diverse specie di copepodi bentonici, ossia dei piccoli crostacei simili a gamberetti, e la loro abbondanza.
Come scrivono le autrici: “Abbiamo reso disponibile, attraverso il Global Biodiversity Information Facility (GBIF), un totale di 13 entità tassonomiche distinte e 234 record unici e georeferenziati relativi agli assemblaggi di copepodi bentonici della zona litorale del Lago Maggiore. Il dataset ha il potenziale per supportare le autorità responsabili della gestione dei livelli idrici del Lago Maggiore nell’affrontare il rischio ecologico del litorale e nello sviluppare strategie di implementazione condivise per una gestione sostenibile delle acque”.
I copepodi fra Piemonte, Lombardia e Svizzera
I copepodi sono piccoli crostacei più o meno onnipresenti negli ambienti acquatici, sia dolci che salati. In particolare, i copepodi campionati nell’articolo sono quelli bentonici, cioè quelli che si trovano sul fondale, a contatto con il suolo sommerso. Hanno un corpicino piuttosto allungato che raggiunge qualche millimetro, sono privi di carapace e hanno un solo occhio al centro della testa posizionato fra le due antenne.
Fanno parte della meiofauna (dal greco “meios”, più piccolo), il gruppo di organismi microscopici che vivono sullo strato superficiale del fondo o negli spazi tra le particelle del sedimento. Nonostante le dimensioni ridotte, questi animali sono presenti in numero straordinariamente elevato e hanno cicli vitali brevi, consentendo così un ricambio molto rapido e una produzione in termini di biomassa più alta rispetto a quella di organismi più grandi.
Nel Lago Maggiore, questi copepodi bentonici rappresentano un importante tassello della rete alimentare. Esistono diversi ordini e quelli riportati nel dataset sono principalmente due: gli arpacticoidi (in verde nel grafico), che si nutrono di detriti sul fondo del lago, alimentando a sua volta questa nicchia ecologica, e i ciclopi (in blu), che possono essere predatori di piccoli invertebrati. Entrambi gli ordini sono “pascolatori” di biofilm microbici e di diatomee, un tipo di alga. La loro presenza garantisce la circolazione di sostanze nutritive e supporta la catena trofica. Infatti, molti pesci si nutrono di copepodi, e la loro quantità può essere parte integrante della salute ecologica lacustre. I copepodi bentonici sono, tuttavia, sensibili alle variazioni ambientali: le fluttuazioni del livello dell’acqua possono influenzare la loro distribuzione, esponendoli a condizioni di stress o favorendo la loro proliferazione a seconda delle specie e delle circostanze, rendendoli così ottimi bioindicatori ambientali.
Come è stato costruito il dataset
Il progetto del dataset fa parte del Programma di cooperazione interreg Italia-Svizzera 2019-2023 “Parchi Verbano Ticino”. Le ricercatrici hanno quindi raccolto dati georeferenziati su 234 copepodi bentonici del Lago Maggiore tra il 2019 e il 2021. Lo studio è stato condotto in tre siti, tra cui le aree protette della rete Natura 2000 e della rete Smeraldo: a Nord la frazione di Magadino, a Sud il Comune di Sesto Calende e a Ovest la frazione di Fondo Toce. Per ciascun sito, sono stati raccolti campioni durante l’estate e l’autunno dei tre anni di studio, monitorando sia habitat permanenti che stagionali. Ogni campione è stato analizzato per identificare le specie presenti e registrare la loro abbondanza. Il dataset risultante include 13 specie diverse appartenenti a 9 generi e 3 famiglie di copepodi, con dati georeferenziati e informazioni dettagliate sulla posizione e la quantità.
